PCOS (Sindrome dell’ovaio policistico)

La sindrome dell’ovaio policistico (Polycystic Ovary Syndrome, PCOS) è un disordine endocrino caratterizzato da:  

  • 1. Ingrossamento delle ovaie, presenza di cisti ovariche multiple fattore da cui deriva il nome della sindrome; 
  • 2. Aumento della secrezione di androgeni (ormoni sessuali maschili) da parte dell’ovaio e del surrene; 
  • 3. Segni e sintomi indotti dall’iperandrogenismo (acne, irsutismo, alopecia, irregolarità mestruali); 
  • 4. Aumento della resistenza all’insulina in una alta percentuale di casi; 

Essa coinvolge il 5-10% della popolazione femminile in età riproduttiva e rappresenta una delle più comuni cause di infertilità nella donna. 

L’eccesso del peso corporeo rappresenta uno dei principali sintomi della sindrome, strettamente correlato all’insulina-resistenza e sindrome metabolica.

Fortunatamente ci sono alcuni accorgimenti che si possono attuare per prevenire o trattare l’obesità e favorire così la ripresa dei fisiologici cicli ovulatori e la fertilità. Un contributo fondamentale è dato da una modifica dello stile di vita. Infatti è stato dimostrato che il calo ponderale fino al conseguimento del normopeso, accompagnato da una corretta alimentazione e un adeguata attività fisica, migliori il quadro metabolico e ormonale della sindrome favorendo il ripristino delle condizioni fisiologiche. 

Linee guida nutrizionali

Le linee guida per una corretta alimentazione in pazienti con sindrome di PCOS ci dicono di:  

  • Limitare il consumo di zuccheri semplici (glucosio, fruttosio, saccarosio..) e porre attenzione all’indice glicemico, ovvero la capacità di un certo zucchero di aumentare i livelli di glucosio nel sangue, rispetto ad uno zucchero di riferimento (il glucosio puro).  E’ dunque preferibile consumare cereali e derivati in forma integrale; consumare cereali “alternativi” come farro, orzo, quinoa, etc…  Una buona strategia è quella di non consumarli da soli ma inserirli in pasti che ne modulino l’assorbimento e ne riducano l’indice glicemico.
  • Evitare i dolci contenenti zuccheri facilmente disponibili (caramelle, torte, creme e confetture, biscotti, bibite gasate, succhi di frutta…) 
  • Incrementare il consumo di frutta e verdura, cereali integrali, legumi ed alimenti naturalmente ricchi di fibra. Frutta e verdura contengono fibra, minerali, vitamine molto importanti per raggiungere e mantenere un ottimo stato di nutrizione, nonché antiossidanti in grado di contrastare lo stress ossidativo alla base di questa patologia. Il consumo di adeguate quantità di frutta e verdura inoltre assicura un rilevante apporto di fibra che induce allo un elevato senso di sazietà. Anche i cereali naturalmente integrali contengono fibra oltre che un maggior contenuto di minerali e vitamine che invece mancano nei cereali raffinati. 
  • Limitare il consumo di acidi grassi saturi oppure idrogenati, ovvero resi saturi chimicamente, come dopo cotture in olio ad elevate temperature poiché sono maggiormente correlati allo sviluppo di patologie croniche e in particolare cardiovascolari. E’ bene moderare la quantità di grassi e oli usati per condire e cucinare prediligendo il consumo a crudo di oli extravergine d’oliva. 
  • Prediligere cotture al cartoccio, al vapore, al forno o al microonde evitando le fritture; preferire le carni magre bianche (pollo, tacchino, coniglio) e limitare quelle rosse (maiale, vitello o manzo) ad una volta a settimana eliminando il grasso visibile;
  •  Fra i pesci preferire il pesce azzurro (alici, nasello, merluzzo, orata, sogliola) ma anche trote e quelli ad elevato contenuto di omega tre (salmone, sgombro, tonno,) limitando il consumo di crostacei e molluschi, ricchi di colesterolo. Scegliere preferibilmente latte e derivati nelle varianti parzialmente scremate e tra i formaggi scegliere quelli freschi (mozzarella, ricotta, formaggi di capra, scamorza, etc.) 
  • Ridurre il consumo di sale in quanto un consumo eccessivo può favorire l’instaurarsi di ipertensione arteriosa, soprattutto nelle persone predisposte, che a sua volta può indurre danni a livello cardiaco, vascolare e renale.  

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